La guida di Rosaria

Francesco
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Ostuni
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SAN VITO DEI NORMANNI
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Informazioni sulla città/località

L'origine del nome della città dovrebbe essere attribuito al fatto che gli Schiavoni o Slavoni[10], per scampare alle persecuzioni dei Saraceni, cercarono fortuna sull'opposta costa dell'Adriatico, decidendo di stanziarsi sul finire del 963 nei fertili territori pugliesi, fondando così col nome "Castri Sancti Viti" la città in onore di San Vito martire. Da allora la città venne chiamata semplicemente Santo Vito, San Vito degli Schiavoni (poi abbreviato in degli Schiavi), o anche San Vito in Terra d'Otranto. Dopo l'Unità d'Italia, per voto municipale del 27 ottobre 1862, seguito e approvato dal R.D. del 13 dicembre 1863, San Vito degli Schiavi assunse l'attuale denominazione: San Vito dei Normanni in onore alla stirpe di colui che viene considerato il fondatore del borgo medioevale, Boemondo d'Altavilla (1050-1111), figlio di Roberto il Guiscardo[11]. L'origine di San Vito è controversa. Reperti archeologici con i resti di trenta sepolture e varie ceramiche datate 1800 a.C. - 1700 a.C. in località Mondescine, attesterebbero che la zona era abitata già durante l'età del bronzo. Inoltre, recentemente sono stati ritrovati insediamenti preistorici (XVIII- IV secolo a.C.) nelle contrade Castello e Paretone[12]. Il borgo del centro invece risale al Medioevo (fine del X secolo) presumibilmente ad opera di una colonia di Schiavoni o Slavoni (emigrati dalla Slavonia, regione orientale della Croazia) scampata alle persecuzioni dei Saraceni, i quali decisero di stanziarsi nei fertili territori di San Vito fondando “Castri Sancti Viti”. Altri studiosi ritengono che la città sia stata fondata dal normanno Boemondo d'Altavilla (1050 - 1111 d.C.), figlio di Roberto il Guiscardo, il quale, per assecondare il suo amore per la caccia, ordinò la costruzione della torre quadrata, ancora oggi esistente. Il piccolo borgo originario si accrebbe sul finire del Medioevo quando la torre normanna garantiva la sicurezza e molti coloni da casali vicini si trasferirono a San Vito per sottrarsi ai continui attacchi dei Saraceni. Questa relativa tranquillità diede anche l'opportunità ai Sanvitesi di sviluppare i traffici commerciali e dominare sul territorio circostante. Fu solo nel XV secolo che l'antico casale venne organizzato a Comune, anche se continuò l'organizzazione feudale e l'asservimento regio. Il comune appartenne agli Altavilla, successivamente ai Sambiase, poi a Raimondo Orsini Del Balzo e quindi ai Dentice di Frasso. Dal XV secolo in poi il paese cominciò ad ingrandirsi, occupando man mano le zone circostanti, estendendosi verso nord e verso est. Nel 1484 fu saccheggiata dai Veneziani. Nel 1571, durante le Crociate, un manipolo di Sanvitesi prese parte alla battaglia di Lepanto contro l'Impero ottomano; al ritorno in patria in onore della vittoria conquistata, venne costruita la chiesa Matrice, per poi dedicarla quindi alla Madonna della Vittoria. Nel 1799 la popolazione aderì agli ideali della Repubblica Napoletana; nel corso dell'Ottocento la città fu sede di vari circoli aderenti alla carboneria. Durante la Prima guerra mondiale dal novembre 1916 arriva la 103ª Squadriglia. Durante il Ventennio fascista conobbe un notevole sviluppo urbanistico: furono edificati molti importanti edifici come la scuola elementare I Circolo con la pineta cittadina, la sede del Municipio, e il palazzo delle Poste italiane. Nel 1927 venne istituita la provincia di Brindisi nella quale rientra San Vito. Nel 1943 ospitò re Vittorio Emanuele III il quale cercava di sfuggire agli eventi di Liberazione, ripiegando a Brindisi con il governo del maresciallo Pietro Badoglio. Nei primi anni sessanta L'industria petrolchimica che si aggiungeva alle imprese meccaniche e aeronavali di Brindisi hanno assorbito molti lavoratori sanvitesi, trasferendoli dal lavoro nei campi alla catena di montaggio. L'apertura della San Vito Air Station in un punto strategicamente nevralgico durante la Guerra Fredda, poi ridimensionata e chiusa con la caduta del muro di Berlino, ha contemporaneamente creato lavoro tra i locali e accolto migliaia di lavoratori americani. Oggi San Vito conosce un processo di terziarizzazione dell'economia e punta sullo sviluppo e la commercializzazione di prodotti locali di qualità, nonché usare le risorse del territorio per sviluppare il turismo. Simboli Lo statuto comunale[13] descrive lo stemma della città in questo modo: «D'azzurro, al cane d'argento, tenente in bocca un ramo di olivo, passante innanzi ad una torre merlata di argento, terrazzata di verde, aperta, finestrata di nero. Ornamenti esterni da Città» Lo stemma cittadino raffigura un cane che porta in bocca un ramoscello di olivo, simbolo di pace. Il ramoscello d'ulivo allude non soltanto al fatto che San Vito è stata dichiarata "città della pace", ma rappresenta anche l'olio. Sullo sfondo, una torre, che rappresenta la prima struttura costruita nel borgo medioevale. Il gonfalone ha la seguente descrizione: «Drappo rettangolare di stoffa di colore rosso terminato nella parte inferiore a tre bandoni a forma di vajo irregolare, il centrale più lungo, riccamente ornato con ricami d'oro e caricato dello stemma sopradescritto, sormontato dalla iscrizione in oro "CITTÀ DI SAN VITO DEI NORMANNI". La stoffa sarà inchiodata per il lato corto superiore ad un'asta orizzontale con pomi artisticamente dorati alle due estremità e sospesa mediante lacci dello stesso, con fiocchi simili pendenti dai due lati del gonfalone ad un'asta verticale ricoperta di velluto rosso con bullette di metallo dorato a spirale e cimata da una freccia con gambo dello stesso, con lo stemma del Comune. Sul gambo della freccia sarà inciso il nome del Comune stesso. Cravatta e nastri tricolori dai colori nazionali, frangiati d'oro»
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SAN VITO DEI NORMANNI
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L'origine del nome della città dovrebbe essere attribuito al fatto che gli Schiavoni o Slavoni[10], per scampare alle persecuzioni dei Saraceni, cercarono fortuna sull'opposta costa dell'Adriatico, decidendo di stanziarsi sul finire del 963 nei fertili territori pugliesi, fondando così col nome "Castri Sancti Viti" la città in onore di San Vito martire. Da allora la città venne chiamata semplicemente Santo Vito, San Vito degli Schiavoni (poi abbreviato in degli Schiavi), o anche San Vito in Terra d'Otranto. Dopo l'Unità d'Italia, per voto municipale del 27 ottobre 1862, seguito e approvato dal R.D. del 13 dicembre 1863, San Vito degli Schiavi assunse l'attuale denominazione: San Vito dei Normanni in onore alla stirpe di colui che viene considerato il fondatore del borgo medioevale, Boemondo d'Altavilla (1050-1111), figlio di Roberto il Guiscardo[11]. L'origine di San Vito è controversa. Reperti archeologici con i resti di trenta sepolture e varie ceramiche datate 1800 a.C. - 1700 a.C. in località Mondescine, attesterebbero che la zona era abitata già durante l'età del bronzo. Inoltre, recentemente sono stati ritrovati insediamenti preistorici (XVIII- IV secolo a.C.) nelle contrade Castello e Paretone[12]. Il borgo del centro invece risale al Medioevo (fine del X secolo) presumibilmente ad opera di una colonia di Schiavoni o Slavoni (emigrati dalla Slavonia, regione orientale della Croazia) scampata alle persecuzioni dei Saraceni, i quali decisero di stanziarsi nei fertili territori di San Vito fondando “Castri Sancti Viti”. Altri studiosi ritengono che la città sia stata fondata dal normanno Boemondo d'Altavilla (1050 - 1111 d.C.), figlio di Roberto il Guiscardo, il quale, per assecondare il suo amore per la caccia, ordinò la costruzione della torre quadrata, ancora oggi esistente. Il piccolo borgo originario si accrebbe sul finire del Medioevo quando la torre normanna garantiva la sicurezza e molti coloni da casali vicini si trasferirono a San Vito per sottrarsi ai continui attacchi dei Saraceni. Questa relativa tranquillità diede anche l'opportunità ai Sanvitesi di sviluppare i traffici commerciali e dominare sul territorio circostante. Fu solo nel XV secolo che l'antico casale venne organizzato a Comune, anche se continuò l'organizzazione feudale e l'asservimento regio. Il comune appartenne agli Altavilla, successivamente ai Sambiase, poi a Raimondo Orsini Del Balzo e quindi ai Dentice di Frasso. Dal XV secolo in poi il paese cominciò ad ingrandirsi, occupando man mano le zone circostanti, estendendosi verso nord e verso est. Nel 1484 fu saccheggiata dai Veneziani. Nel 1571, durante le Crociate, un manipolo di Sanvitesi prese parte alla battaglia di Lepanto contro l'Impero ottomano; al ritorno in patria in onore della vittoria conquistata, venne costruita la chiesa Matrice, per poi dedicarla quindi alla Madonna della Vittoria. Nel 1799 la popolazione aderì agli ideali della Repubblica Napoletana; nel corso dell'Ottocento la città fu sede di vari circoli aderenti alla carboneria. Durante la Prima guerra mondiale dal novembre 1916 arriva la 103ª Squadriglia. Durante il Ventennio fascista conobbe un notevole sviluppo urbanistico: furono edificati molti importanti edifici come la scuola elementare I Circolo con la pineta cittadina, la sede del Municipio, e il palazzo delle Poste italiane. Nel 1927 venne istituita la provincia di Brindisi nella quale rientra San Vito. Nel 1943 ospitò re Vittorio Emanuele III il quale cercava di sfuggire agli eventi di Liberazione, ripiegando a Brindisi con il governo del maresciallo Pietro Badoglio. Nei primi anni sessanta L'industria petrolchimica che si aggiungeva alle imprese meccaniche e aeronavali di Brindisi hanno assorbito molti lavoratori sanvitesi, trasferendoli dal lavoro nei campi alla catena di montaggio. L'apertura della San Vito Air Station in un punto strategicamente nevralgico durante la Guerra Fredda, poi ridimensionata e chiusa con la caduta del muro di Berlino, ha contemporaneamente creato lavoro tra i locali e accolto migliaia di lavoratori americani. Oggi San Vito conosce un processo di terziarizzazione dell'economia e punta sullo sviluppo e la commercializzazione di prodotti locali di qualità, nonché usare le risorse del territorio per sviluppare il turismo. Simboli Lo statuto comunale[13] descrive lo stemma della città in questo modo: «D'azzurro, al cane d'argento, tenente in bocca un ramo di olivo, passante innanzi ad una torre merlata di argento, terrazzata di verde, aperta, finestrata di nero. Ornamenti esterni da Città» Lo stemma cittadino raffigura un cane che porta in bocca un ramoscello di olivo, simbolo di pace. Il ramoscello d'ulivo allude non soltanto al fatto che San Vito è stata dichiarata "città della pace", ma rappresenta anche l'olio. Sullo sfondo, una torre, che rappresenta la prima struttura costruita nel borgo medioevale. Il gonfalone ha la seguente descrizione: «Drappo rettangolare di stoffa di colore rosso terminato nella parte inferiore a tre bandoni a forma di vajo irregolare, il centrale più lungo, riccamente ornato con ricami d'oro e caricato dello stemma sopradescritto, sormontato dalla iscrizione in oro "CITTÀ DI SAN VITO DEI NORMANNI". La stoffa sarà inchiodata per il lato corto superiore ad un'asta orizzontale con pomi artisticamente dorati alle due estremità e sospesa mediante lacci dello stesso, con fiocchi simili pendenti dai due lati del gonfalone ad un'asta verticale ricoperta di velluto rosso con bullette di metallo dorato a spirale e cimata da una freccia con gambo dello stesso, con lo stemma del Comune. Sul gambo della freccia sarà inciso il nome del Comune stesso. Cravatta e nastri tricolori dai colori nazionali, frangiati d'oro»
Informazioni utili: puoi fare dei virtual tour in molti luoghi di interesse di Lecce, specialmente nelle chiese. Scoprili su questo sito: Lecce360; nel 2019 è stato introdotto un unico biglietto (LeccEcclesiae) del costo di €9,00 per visitare alcuni siti di Lecce (Duomo e cripta, Basilica di Santa Croce, Chiesa di San Matteo, Chiesa di Santa Chiara e Antico Seminario con Museo d’Arte Sacra). La biglietteria è situata in Piazza del Duomo, all’ingresso dell’Antico Seminario. In Piazza Duomo trovi anche l‘Info Point. A Lecce ci sono dei parcheggi a pagamento situati in posizioni strategiche e serviti da navette, attivi dal lunedì al sabato, dalle 7:00 alle ore 21:00. Sono: Torre del Parco, vicino Porta San Biagio. Via Torre del Parco è l’ingresso se si arriva dalla superstrada Lecce – Maglie. Parcheggio Carlo Pranzo, all’ingresso nord della città in via Calasso, poco distante da Porta Napoli. Parcheggio del Foro Boario, a nord di Lecce, in via Carmelo Bene (perfetto se si arriva da Brindisi). Ricordo che i parcheggi blu nella città sono attivi dalle 9:00 alle 21:00, poi divengono gratuiti. Mentre nei giorni festivi sono gratis. Le tariffe partono da circa €0,50 ed arrivano a un massimo di €1,50. Direi piuttosto abbordabili! Puoi parcheggiare gratuitamente nelle varie traverse nei pressi di questi parcheggi, specialmente vicino Torre del Parco e Viale Don Minzoni ce ne sono diversi. Nei weekend è un po’ più difficile trovarlo (a volte ho girato per quasi un’ora!), però se hai un po’ di fortuna ce la fai. Gli orari di punta in cui è più difficile trovare parcheggio sono tra le 18:00 – 18:30 e le 20:30 – 21:00. A Lecce c’è il trasporto pubblico locale gestito da SGM, ma io consiglio di camminare a piedi. Come ho detto poc’anzi Lecce non è una grande metropoli e le attrazioni sono tutte vicine tra loro.
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Lecce
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Informazioni utili: puoi fare dei virtual tour in molti luoghi di interesse di Lecce, specialmente nelle chiese. Scoprili su questo sito: Lecce360; nel 2019 è stato introdotto un unico biglietto (LeccEcclesiae) del costo di €9,00 per visitare alcuni siti di Lecce (Duomo e cripta, Basilica di Santa Croce, Chiesa di San Matteo, Chiesa di Santa Chiara e Antico Seminario con Museo d’Arte Sacra). La biglietteria è situata in Piazza del Duomo, all’ingresso dell’Antico Seminario. In Piazza Duomo trovi anche l‘Info Point. A Lecce ci sono dei parcheggi a pagamento situati in posizioni strategiche e serviti da navette, attivi dal lunedì al sabato, dalle 7:00 alle ore 21:00. Sono: Torre del Parco, vicino Porta San Biagio. Via Torre del Parco è l’ingresso se si arriva dalla superstrada Lecce – Maglie. Parcheggio Carlo Pranzo, all’ingresso nord della città in via Calasso, poco distante da Porta Napoli. Parcheggio del Foro Boario, a nord di Lecce, in via Carmelo Bene (perfetto se si arriva da Brindisi). Ricordo che i parcheggi blu nella città sono attivi dalle 9:00 alle 21:00, poi divengono gratuiti. Mentre nei giorni festivi sono gratis. Le tariffe partono da circa €0,50 ed arrivano a un massimo di €1,50. Direi piuttosto abbordabili! Puoi parcheggiare gratuitamente nelle varie traverse nei pressi di questi parcheggi, specialmente vicino Torre del Parco e Viale Don Minzoni ce ne sono diversi. Nei weekend è un po’ più difficile trovarlo (a volte ho girato per quasi un’ora!), però se hai un po’ di fortuna ce la fai. Gli orari di punta in cui è più difficile trovare parcheggio sono tra le 18:00 – 18:30 e le 20:30 – 21:00. A Lecce c’è il trasporto pubblico locale gestito da SGM, ma io consiglio di camminare a piedi. Come ho detto poc’anzi Lecce non è una grande metropoli e le attrazioni sono tutte vicine tra loro.

Offerta gastronomica

Il Ristorante La Locanda di Nonna Mena propone piatti della cucina tipica pugliese e vi accoglie a San Vito dei Normanni, in Via Edison, 30. La Locanda di Nonna Mena è ubicata nel centro storico di San Vito dei Normanni. Qui, i fratelli Luigi ed Antonio, hanno trasformato l'abitazione della loro nonna in un ristorantino a lei dedicato dove, nell'ambiente raccolto dagli arredi tipici delle case di una volta, potrete gustare piatti legati al territorio e alla tradizione, attenti alla stagionalità delle materie prime impiegate che garantiscono un'alta qualità dei cibi proposti. Nei mesi estivi, fino al 16 settembre, offrono un gradevole servizio all'aperto e sono chiusi solo il mercoledì. Il ristorante vi accoglie in v. Edison, all'angolo con v. San Domenico, a San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi. Apertura straordinaria: dal 31 maggio fino a tutto il periodo estivo saremo aperti anche la domenica a cena. La Locanda di Nonna Mena Via Edison, 30 - 72019 San Vito dei Normanni (BR) Aperto fino alle 22:15 tel: 349 6724204
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SAN VITO DEI NORMANNI
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Il Ristorante La Locanda di Nonna Mena propone piatti della cucina tipica pugliese e vi accoglie a San Vito dei Normanni, in Via Edison, 30. La Locanda di Nonna Mena è ubicata nel centro storico di San Vito dei Normanni. Qui, i fratelli Luigi ed Antonio, hanno trasformato l'abitazione della loro nonna in un ristorantino a lei dedicato dove, nell'ambiente raccolto dagli arredi tipici delle case di una volta, potrete gustare piatti legati al territorio e alla tradizione, attenti alla stagionalità delle materie prime impiegate che garantiscono un'alta qualità dei cibi proposti. Nei mesi estivi, fino al 16 settembre, offrono un gradevole servizio all'aperto e sono chiusi solo il mercoledì. Il ristorante vi accoglie in v. Edison, all'angolo con v. San Domenico, a San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi. Apertura straordinaria: dal 31 maggio fino a tutto il periodo estivo saremo aperti anche la domenica a cena. La Locanda di Nonna Mena Via Edison, 30 - 72019 San Vito dei Normanni (BR) Aperto fino alle 22:15 tel: 349 6724204
L'esperienza​, la fantasia, la qualità... Una squadra consolidata nel tempo affianca e sostiene le volontà dello Chef, che sceglie gli ingredienti più freschi e genuini, facendovi sentire come a casa Vostra...
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Il Vulcano
91 Via Carovigno
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L'esperienza​, la fantasia, la qualità... Una squadra consolidata nel tempo affianca e sostiene le volontà dello Chef, che sceglie gli ingredienti più freschi e genuini, facendovi sentire come a casa Vostra...

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