La guida di Cantone Del Faro

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Visite turistiche

L’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò è un’antica chiesa cristiana della frazione di S.Pietro, nel comune di Casalvecchio Siculo (Messina). Ha l’aspetto di una chiesa fortificata con il classico orientamento ad est. È certa la funzione di fortezza che ha dovuto sostenere nei vari secoli. Lo stile architettonico si definisce sintesi dell’architettura bizantina, araba e normanna. Rappresenta un rassemblement in cui convivono elementi cardine dello stile artistico e tecnico-costruttivo arabo, e normanno-bizantino, secondariamente. Possiede l’imponenza della fortezza difensiva con il tipico orientale ed atavico orientamento absidale, nonché il primato e l’esclusiva primigenia rappresentazione di architettura/arte protogotica in Sicilia e dunque in Europa.L’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò è un’antica chiesa cristiana della frazione di San Pietro, nel comune di Casalvecchio Siculo (Messina). Ha l’aspetto di una chiesa fortificata con il classico orientamento della parte absidale ad est. È certa la funzione di fortezza che ha dovuto sostenere nei vari secoli.
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Casalvecchio Siculo
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L’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò è un’antica chiesa cristiana della frazione di S.Pietro, nel comune di Casalvecchio Siculo (Messina). Ha l’aspetto di una chiesa fortificata con il classico orientamento ad est. È certa la funzione di fortezza che ha dovuto sostenere nei vari secoli. Lo stile architettonico si definisce sintesi dell’architettura bizantina, araba e normanna. Rappresenta un rassemblement in cui convivono elementi cardine dello stile artistico e tecnico-costruttivo arabo, e normanno-bizantino, secondariamente. Possiede l’imponenza della fortezza difensiva con il tipico orientale ed atavico orientamento absidale, nonché il primato e l’esclusiva primigenia rappresentazione di architettura/arte protogotica in Sicilia e dunque in Europa.L’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò è un’antica chiesa cristiana della frazione di San Pietro, nel comune di Casalvecchio Siculo (Messina). Ha l’aspetto di una chiesa fortificata con il classico orientamento della parte absidale ad est. È certa la funzione di fortezza che ha dovuto sostenere nei vari secoli.
BAR VITELLI, SAVOCA (ME) - All'ingresso di Savoca (ME), in un antico palazzo nobiliare conosciuto come Palazzo Trimarchi, si trova ancora l'insegna di uno dei bar più famosi di tutta la Sicilia, il Bar Vitelli, reso celebre da Il Padrino. Il bar è rimasto intatto, fermo agli anni '70. Potrete raggiungerlo per rivivere i luoghi in cui furono girate le scene della pellicola che ha fatto la storia del cinema.
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Savoca
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BAR VITELLI, SAVOCA (ME) - All'ingresso di Savoca (ME), in un antico palazzo nobiliare conosciuto come Palazzo Trimarchi, si trova ancora l'insegna di uno dei bar più famosi di tutta la Sicilia, il Bar Vitelli, reso celebre da Il Padrino. Il bar è rimasto intatto, fermo agli anni '70. Potrete raggiungerlo per rivivere i luoghi in cui furono girate le scene della pellicola che ha fatto la storia del cinema.
Da Letum Ianum passava la strada Consolare Valeria, così denominata perché fatta realizzare dal Console romano Valerio. Oscure vicende e l'assenza di un sistema difensivo fortificato fecero scomparire il sito originario. Fino alla prima metà del XVII secolo, il territorio costiero, oggi compreso nell'ambito territoriale di Letojanni, era un tratto di Taormina (dal torrente Mazzeo al S. Filippo) e l'altro di Forza d'Agrò (dal torrente S. Filippo al Fondaco Parrino). Per ordine di Filippo IV, il territorio fu staccato da quello di Taormina e venduto dalla Regia Corte a Donna Francesca Porzio, moglie di Don Francesco Reitano, che nel 1637 fu insignita del titolo di Marchese di Gallidoro (l'odierna Gallodoro). Al neomarchesato di Gallidoro fu annesso il tratto di litorale sottostante, l'attuale Comune di Letojanni. Poiché i Reitano appoggiavano i Francesi nella Rivolta antispagnola di Messina (1674-1678), nel 1677 gli furono confiscati i beni tra cui il Marchesato di Gallidoro, che in seguito passò ai Busacca e ai Vigo. Il “nuovo” insediamento di Letojanni sorse attorno al 1650, quando Francesco Reitano, marchese di Gallidoro, vi fissò la sua dimora, costruendo un sontuoso palazzo. Lo stesso marchese consentì l'insediamento di altre famiglie, tant'è che nel 1705 contava circa 500 abitanti ed era fornito, tra l'altro di una chiesa, come si legge in un documento redatto il 20 agosto di quell'anno, con il quale il nobile don Giulio Zati e Guicciardini richiedeva l'assegnazione di un cappellano curato per la già esistente Chiesa del Glorioso Patriarca San Giuseppe, sita nella parte marittima della Terra di Galli Aurej (Gallodoro) denominata Letum Joannis (Letojanni), affinché si potessero celebrare tutti i SS. Sacramenti. Per tutto il XVIII secolo, l'abitato di Letojanni rimase costituito da poche abitazioni, abitate soprattutto da famiglie di pescatori, da una chiesetta e dall'antica Torre Baglio, che era servita, nel passato, per avvistare eventuali incursioni nemiche. Con l'abolizione del feudalesimo (1812) e la costituzione dei Comuni, avvenuta nel 1816, Gallodoro divenne Comune autonomo e Letojanni, essendo allora una piccola frazione, rimase ancora soggetta anche se in maniera diversa, al centro collinare. Lo sviluppo del centro urbano di Letojanni fu notevole dal 1820 e dal 1866, con il passaggio rispettivamente della strada litoranea e della ferrovia che, collegando comodamente Messina e Catania, ne favorirono il commercio; infatti, molti, prevalentemente, da Gallodoro, Mongiuffi Melia, Taormina, Forza d'Agrò, Fiumedinisi e da altri paesi della zona, volle trasferirsi in questa località. Furono, così, edificati diversi fastosi palazzotti che ancora oggi fanno bella mostra di sé. Letojanni, quindi, risorse come frazione di Gallodoro e presto divenne più grande e importante del centro collinare.
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Letojanni
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Da Letum Ianum passava la strada Consolare Valeria, così denominata perché fatta realizzare dal Console romano Valerio. Oscure vicende e l'assenza di un sistema difensivo fortificato fecero scomparire il sito originario. Fino alla prima metà del XVII secolo, il territorio costiero, oggi compreso nell'ambito territoriale di Letojanni, era un tratto di Taormina (dal torrente Mazzeo al S. Filippo) e l'altro di Forza d'Agrò (dal torrente S. Filippo al Fondaco Parrino). Per ordine di Filippo IV, il territorio fu staccato da quello di Taormina e venduto dalla Regia Corte a Donna Francesca Porzio, moglie di Don Francesco Reitano, che nel 1637 fu insignita del titolo di Marchese di Gallidoro (l'odierna Gallodoro). Al neomarchesato di Gallidoro fu annesso il tratto di litorale sottostante, l'attuale Comune di Letojanni. Poiché i Reitano appoggiavano i Francesi nella Rivolta antispagnola di Messina (1674-1678), nel 1677 gli furono confiscati i beni tra cui il Marchesato di Gallidoro, che in seguito passò ai Busacca e ai Vigo. Il “nuovo” insediamento di Letojanni sorse attorno al 1650, quando Francesco Reitano, marchese di Gallidoro, vi fissò la sua dimora, costruendo un sontuoso palazzo. Lo stesso marchese consentì l'insediamento di altre famiglie, tant'è che nel 1705 contava circa 500 abitanti ed era fornito, tra l'altro di una chiesa, come si legge in un documento redatto il 20 agosto di quell'anno, con il quale il nobile don Giulio Zati e Guicciardini richiedeva l'assegnazione di un cappellano curato per la già esistente Chiesa del Glorioso Patriarca San Giuseppe, sita nella parte marittima della Terra di Galli Aurej (Gallodoro) denominata Letum Joannis (Letojanni), affinché si potessero celebrare tutti i SS. Sacramenti. Per tutto il XVIII secolo, l'abitato di Letojanni rimase costituito da poche abitazioni, abitate soprattutto da famiglie di pescatori, da una chiesetta e dall'antica Torre Baglio, che era servita, nel passato, per avvistare eventuali incursioni nemiche. Con l'abolizione del feudalesimo (1812) e la costituzione dei Comuni, avvenuta nel 1816, Gallodoro divenne Comune autonomo e Letojanni, essendo allora una piccola frazione, rimase ancora soggetta anche se in maniera diversa, al centro collinare. Lo sviluppo del centro urbano di Letojanni fu notevole dal 1820 e dal 1866, con il passaggio rispettivamente della strada litoranea e della ferrovia che, collegando comodamente Messina e Catania, ne favorirono il commercio; infatti, molti, prevalentemente, da Gallodoro, Mongiuffi Melia, Taormina, Forza d'Agrò, Fiumedinisi e da altri paesi della zona, volle trasferirsi in questa località. Furono, così, edificati diversi fastosi palazzotti che ancora oggi fanno bella mostra di sé. Letojanni, quindi, risorse come frazione di Gallodoro e presto divenne più grande e importante del centro collinare.